Siamo arrivati al terzo appuntamento di K-Rev con Talento Dinamico, una realtà che opera nel mondo della formazione e del people development. Talento dinamico, il cui CEO è Fulvio Sperduto, raggruppa sotto la sua ala un network di formatori che tutti i giorni si approcciano, ognuno con il proprio metodo, alle aziende e alle persone che ne fanno parte. L’obiettivo di Talento dinamico, così come quello di K-Rev, resta il benessere delle persone e delle organizzazioni.
Oggi ci presenta il suo lavoro e il suo progetto la project manager e coach Cettina Mazzamuto. La sua filosofia è destrutturare per poi ricreare insieme, è nel mondo della formazione da oltre 24 anni e ha creato Labor. Un nuovo progetto, realizzato in collaborazione con Talento Dinamico, un vero e proprio “Laboratorio Organizzativo” che ha come obiettivo ampliare la forza del benessere aziendale e della crescita delle persone che fanno parte delle aziende.
Che cosa fai per le aziende?
Cosa fanno anche loro per me, perché non è una crescita a senso unico. Quello che mi contraddistingue nell’approccio in aula è il non trasmettere contenuti. L’importante per me è entrare in azienda dimenticando le mie competenze, e mettermi nei panni delle persone.
Quando ho iniziato andavo a fare l’analisi del fabbisogno formativo dell’azienda. Per me è stata una sfida adattare i reali obiettivi aziendali e il fabbisogno formativo con quello che veniva richiesto nei progetti.
Quello che porto in azienda oggi è un percorso che si forma sulle persone, lo strutturo insieme a loro e più che un approccio esperienziale diventa trasformazionale.
Come funziona il tuo metodo di formazione?
Io strutturo l’intervento formativo in tre fasi che le chiamo decollo, volo e atterraggio.
La fase di “decollo” non è mai la stessa, ma per me è importante perché è il momento in cui si instaura la fiducia. Inizialmente faccio un’analisi del fabbisogno formativo e strutturo questa prima fase. Una volta che ho creato la fiducia presento i contenuti e costruiamo insieme alle persone il percorso, questa seconda è la fase di “volo”. Cerchiamo di trovare un punto di incontro su quelle che sono le criticità dell’azienda. Prima destrutturo e poi li faccio scendere nella loro realtà con ruoli diversi. La fase di volo è lo sviluppo dei contenuti.
E poi c’è l’”atterraggio” che vuol dire tirare fuori le fila della formazione, le conclusioni e cercare di far rientrare le persone da dove sono partite, durante questo percorso. Ma farli rientrare con una prospettiva diversa.
Oggi quali sono i bisogni delle aziende?
C’è un notevole cambio di paradigma, fino a poco tempo fa le aziende era basate sulla separazione nella loro organizzazione. Oggi invece, la complessità del mondo e del mercato non si può più ragionare in termini di separazione, ma di sistema. Infatti la complessità ha portato le aziende a snellire la propria organizzazione. Oggi infatti parliamo di organizzazione per processi, da non confondere con le procedure. Al centro dei processi non ci sono più le procedure, ma le persone. E da qui nasce l’idea di Labor come benessere organizzativo.
Raccontaci del progetto di formazione Labor.
Le persone non vanno gestite, le persone vanno valorizzate. La prima azienda al mondo che ha messo al centro le persone è stata la Toyota oltre 40 anni fa. Se metti al primo posto le persone e non il profitto poi questo verrà di conseguenza. Al centro di tutto devi mettere la persona, farla sentire importante, e allora darà molto di più all’azienda.
Il cuore di Labor è il passaggio da una cultura dell’adempimento a una cultura della partecipazione, attraverso un attento lavoro di consapevolezza e di benessere sul luogo di lavoro, allo scopo di migliorare l’efficacia e la produttività.
Il cambio di paradigma ha portato a smantellare l’apparire e finalmente stiamo passando all’essere. Soprattutto in questo momento io voglio vedere la luce e spingere sull’intelligenza emotiva.
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