Chief Happiness Officer: investire nel benessere è la parole d’ordine

 

Il cambiamento passa dalla felicità. Se un ambiente lavorativo è un luogo felice, i collaboratori saranno più soddisfatti: si ammaleranno meno, saranno più produttivi e contenti di far parte dell’organizzazione. E’ per questo che le persone e il loro benessere sono sempre più al centro dell’organizzazione e dello sviluppo aziendale. A questo proposito si sta diffondendo una nuova figura, quella del Chief Happiness Officer, un vero e proprio manager della felicità.

Ma cosa vuol dire creare un ambiente di lavoro “felice”? Qui cercheremo di spiegare perché è arrivato il momento di investire in sistemi e processi che mettano al centro le persone.

 

Chi è e cosa fa un Chief Happiness Officer?

La prima azienda che ne ha assunto uno è stata Google, ma in Italia abbiamo conosciuto pionieri di questa mentalità già negli ‘50, come Adriano Olivetti.

Oggi il manager della felicità si occupa principalmente di creare un luogo di lavoro dove la struttura gerarchica diventa orizzontale e dove si realizza il potenziale di ogni persona e soprattutto il suo benessere.

Quello del CHO è un ruolo che persegue gli obiettivi generali del mettere al centro le persone. Ed è solo una delle ultime manifestazioni della necessità di aziende e organizzazioni di investire nel benessere.

 

Perché investire nel benessere delle persone?

Scegliere sistemi di gestione e organizzazione aziendale basati sul benessere è ormai una necessità legata a doppio filo con lo sviluppo.  Come ormai sappiamo, introdurre la cura e l’attenzione alle persone, creare un ambiente lavorativo “felice” ha molti vantaggi:

  • Per esempio riduce l’assenteismo: chi è demotivato si assenta molto di più dal proprio posto di lavoro e questo si traduce in una perdita di produttività per l’azienda.
  • Un altro vantaggio è quello di combattere la frustrazione che inevitabilmente deriva da un lavoro che non ci vede partecipi, valorizzati e in cui non ci sentiamo parte di qualcosa.
  • Infatti, investire nel benessere organizzativo della struttura aziendale, vuol dire anche e soprattutto combattere la sindrome da stress derivata dal lavoro, sempre più diffusa in Europa.

 

Come creare un buon ambiente lavorativo?

In concreto, si possono citare alcune delle azioni che contribuiscono a cambiare radicalmente l’ambiente lavorativo. Per esempio, il lavorare per obiettivi, celebrare gli errori e molto altro.

Ma realizzare un ambiente lavorativo che sia produttivo e indirizzi l’azienda verso la crescita e lo sviluppo vuol dire, prima di tutto, investire nella crescita e nello sviluppo delle persone che ne fanno parte.

Sono molti i modi in cui si può cambiare, e abbracciare questo nuovo modello. Il Chief Happiness Officer è una delle ultime espressioni di questa nuova o ritrovata mentalità. La scelta migliore è infatti scegliere di formarsi e formare sull’argomento, e selezionare sistemi digitali e nuove tecnologie che aiutino il people management ad abbracciare questa trasformazione. 

 

Leggi anche: Miglioramento continuo: la chiave dell’evoluzione nelle organizzazioni

 

 

Condividi