Ne hai sentito parlare molto e forse lo hai sperimentato nella tua azienda. Il Quiet Quitting è quel fenomeno balzato alle cronache la scorsa primavera. È un ritirarsi lentamente e silenziosamente dal lavoro, fare il meno possibile e il minimo indispensabile. Il collaboratore lavora rispettando tempi e modi indicati dal contratto, ma senza fare straordinari o assumersi responsabilità. È un fenomeno che esiste da molto tempo ma che è esploso nel periodo post-pandemia diventando sempre più diffuso.
Ma adesso è arrivato il momento di fare i conti.
Come sta andando oggi il Quiet Quitting?
Adesso che è passato un po’ di tempo il quiet quitting merita una riflessione più profonda. La sua ritrovata popolarità post-pandemica è dovuta a un articolo della giornalista Aki Ito su Business Insider dello scorso marzo, dove aveva raccontato la vera storia di un lavoratore con il nome di fantasia Justin che aveva deciso di abbandonare silenziosamente il suo lavoro, riducendo lentamente le ore lavorative e le responsabilità.
Oggi però la giornalista di Business Insider è tornata a intervistare Justin e ha scoperto che il lavoratore “simbolo” del Quiet quitting è tornato a lavorare 50 ore a settimana. Una scelta, secondo quanto raccontato da Justin, presa per paura di essere licenziato.
Allora il quiet quitting è già finito?
No, il fenomeno continua a essere incredibilmente diffuso e sicuramente continua ad a essere indice di insoddisfazione e poco coinvolgimento dei lavoratori. Tutto questo influisce sulla produttività: l’azienda che trattiene talenti con la paura del licenziamento sarà più o meno performante e produttiva di quella che riesce a trattenerli mettendo al centro le persone e i loro bisogni? La seconda risposta è quella giusta dato che, non solo evita tutte le perdite inevitabili che provengono da fenomeni come questo, ma incrementa la produttività e il coinvolgimento delle persone.
Le conseguenze e i pericoli
Il quiet quitting può avere conseguenze negative sia per i lavoratori che per le aziende. Da un lato, i lavoratori che lasciano silenziosamente il lavoro e in questo modo rischiano di bruciare i ponti con il loro ex datore di lavoro e di perdere buone referenze che potrebbero essere utili in futuro. Dall’altro lato, le aziende possono soffrire per la perdita improvvisa di un dipendente e per il tempo e le risorse che devono investire per sostituirlo. Per prevenire il quiet quitting, le aziende dovrebbero cercare di creare un ambiente di lavoro positivo e collaborativo, in cui i dipendenti si sentano valorizzati e soddisfatti del loro lavoro. Inoltre, è importante mantenere una buona comunicazione con i dipendenti e ascoltare le loro preoccupazioni e i loro bisogni.
Cosa puoi fare per affrontare il quiet quitting?
Come manager HR, è importante adottare delle strategie per affrontare il quiet quitting e garantire la stabilità del team. Ecco tre cose che può fare un manager HR per prevenire e gestire il quiet quitting:
- Identificare le cause alla base del quiet quitting e individuare possibili soluzioni per risolverle, ad esempio attraverso l’implementazione di politiche di benessere lavorativo o di maggiore supporto per i dipendenti.
- Offrire opportunità di crescita e sviluppo professionale ai dipendenti, per incoraggiarli a rimanere all’interno dell’azienda e promuovere un clima di soddisfazione lavorativa.
- Mantenere una comunicazione aperta e trasparente con i dipendenti, ascoltando le loro preoccupazioni e fornendo loro supporto e risposte ai loro dubbi e alle loro domande. In questo modo, si può prevenire il quiet quitting e creare un ambiente lavorativo positivo e collaborativo.
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