Un giorno Carlo si sveglia e decide che è finita: dopo anni e anni di lavoro, si licenzia. Dall’ufficio milanese e dagli orari rigidi ha deciso di passare alla gestione di un piccolo b&b in un paesino di montagna. La sua fuga dal lavoro è fatta.
Di storie come questa, negli ultimi anni, ne hai sentite ABBASTANZA: ne sono stati riempiti giornali e siti.
Oggi però la situazione è diversa. Carlo si sveglia e decide che non è più disposto a lavorare ancora secondo certi ritmi e decide di licenziarsi. Può darsi che trovi un nuovo lavoro, ma è probabile anche che resti disoccupato.
La differenza è tutta qui. Oggi stiamo assistendo a una vera e propria Great Resignation, una GRANDE DIMISSIONE di massa com’è stata definita dal professor Anthony Klotz della Texas A&M University.
Sempre più persone, durante l’ultimo anno, hanno deciso di lasciare il lavoro. E non sempre per uno migliore. Dalla primavera ad oggi sono state 4,3 milioni di persone a essersi licenziate.
A cambiare i giochi in tavola è stata la pandemia, che ha stravolto ritmi, priorità e necessità dei lavoratori. Ma concretamene perché i talenti stanno scappando? E cosa fare per trattenerli?
Il 40% di lavoratori si vuole licenziare
Le chiacchiere stanno a zero: il fenomeno della fuga dal lavoro è in atto proprio in questo momento e non è destinato ad arrestarsi, almeno per ora. Secondo uno studio realizzato su un campione di 6 mila persone in 6 paesi, il 40% dei lavoratori ha intenzione di licenziarsi nei prossimi 6 mesi.
Ma chi sono questi lavoratori? Sono soprattutto i giovanissimi, il 33% della generazione Z e il 25% dei Millennials a voler trovare un nuovo lavoro nei prossimi mesi.
Ma non solo trovare nuovi lavori, o semplicemente abbandonare i vecchi. Una tendenza di questo fenomeno è anche quella di mettersi in proprio, e vede sempre più under 40 crearsi attività disegnate sulle proprie esigenze.
I talenti si licenziano senza avere un nuovo lavoro
La vera novità e il vero dato che preoccupa il mondo del lavoro (e le aziende) è proprio questo: il 36% delle persone si sono licenziate senza avere la prospettiva di un nuovo lavoro. E qui sta tutta la novità della grande fuga dal lavoro, che sempre di più sta mettendo in difficoltà le organizzazioni
Sì perché oggi, ad essere contestato non è un tipo di lavoro ma le modalità lavorative. Questa grande ondata di dimissioni volontarie è stata accompagnata soprattutto da motivazioni personali: necessità di avere più tempo per famiglia e per le proprie passioni, bisogno di tranquillità e voglia di allontanarsi da stili di vita frenetici.
Come evitare la fuga dal lavoro
Insomma, in questo scenario, COSA PUOI FARE per trattenere i talenti in fuga ma anche per individuarne e attirarne di nuovi?
#1 Aumentare il reimpiego di chi lavora in azienda
Cambiare posizione lavorativa ai dipendenti che sono già dentro l’azienda. Non ci hai mai pensato, ma forse una persona, messa in un altro ruolo, diventa la migliore dell’azienda. Grazie all’aiuto della digitalizzazione e all’attenzione verso i bisogni dei dipendenti, è possibile capire se una persona è nella posizione più giusta, nel momento giusto.
#2 Promuovere l’auto-apprendimento e lo sviluppo delle persone
Offrire un apprendimento e una formazione veloce e condividere tutto questo. Se scegli di fare questo all’interno della tua azienda, stai già vincendo. Puoi promuovere la cultura incentrata sulla crescita e la qualità, senza essere eccessivamente controllante o autoritario: in questo modo l’azienda potrà attrarre, selezionare e mantenere i talenti.
#3 Utilizzare i profili dei lavoratori
Le esigenze dei talenti devono essere continuamente ripensate e mappate. Il performance management non può essere separato dall’evoluzione dell’azienda, per questo la pianificazione della forza lavoro deve tenere conto della natura mutevole dei profili dei lavoratori.
#4 Sfruttare gli algoritmi
Non sottovalutare l’utilità dei dati nel mantenere e attrarre talenti. Avere una strategia di dati per l’analisi dei talenti consentirà ai professionisti del performance management di avere una comprensione più profonda delle persone sul lavoro e permette anche di evitare cali di produttività, per esempio. Puoi usare i dati per migliorare la gestione delle persone.
#5 Enfatizzare le soft skills
Mentre i requisiti specifici delle competenze cambiano, diventano sempre più importanti le soft skills, come il lavoro di squadra o il problem solving, ma non solo. Se cerchi innovazione e flessibilità devi fare in modo che queste caratteristiche siano promosse e coltivate durante tutto il ciclo di vita dei talenti, dal reclutamento all’assunzione, fino all’inserimento. Concentrati meno su specifiche hard skills e più sulle soft skills di base.
Quali sono gli errori da non fare?
Uno degli errori più comuni che puoi fare è non investire in azioni che migliorino il senso di appartenenza all’azienda.
Nonostante le persone abbiano valutato positivamente la rinnovata attenzione dei manager per migliorare la qualità del lavoro, una su quattro ha detto di aver avuto un calo del senso di appartenenza all’azienda. Questo perché, soprattutto negli ultimi due anni, è aumentata la distanza dei collaboratori dall’organizzazione e dagli altri gruppi di lavoro.
Conoscere bene gli errori da evitare può darti un grande vantaggio sulla fuga dei talenti.
Leggi anche: Chief Happiness Officer: investire nel benessere è la parole d’ordine